La crisi che stiamo vivendo è stata spesso assimilata ad altre precedenti compresa quella che portò l’America in depressione negli anni tra il 1929 e il 1935.
In realtà la genesi di questa crisi, e i successivi sviluppi, ricalcano più fedelmente quello che avvenne in Giappone negli anni ’90.
Tra il 1989 ed il 1990 in Giappone i prezzi degli immobili, dopo avere raggiunto livelli elevatissimi, implosero cominciando un lungo declino trascinando con sé i bilanci delle banche.
Le banche erano tecnicamente fallite ma il governo giapponese decise di salvarle tutte tenendo in vita per anni dei veri e propri zombie finanziari.
Portarono i tassi a zero e finirono in deflazione dove tutt’ora rimangono dopo la bellezza di 26 anni !
Qui sotto è postato il grafico dell’indice azionario giapponese (indice NIKKEI) che rappresenta l’andamento della capitalizzazione delle aziende del sol levante.
I passaggi elencati, seppur esposti in modo semplice, sono gli stessi che stiamo percorrendo in Europa ed ovviamente in Italia.
Bolla immobiliare, fallimento delle banche, tassi a zero (addirittura negativi in realtà) e deflazione.
La deflazione è un nemico per tutte le economie che i governanti cercano di combattere non sempre con le giuste armi.
Facciamo un semplice esempio di come la deflazione influisca sullo sviluppo di un paese.
Ammettiamo che un’azienda produca una matita e la venda a 10 euro.
A causa di una crisi e di un calo delle vendite è costretta a vendere la stessa matita prima a 9 euro poi a 8, 7 e così via.
Ciò può sembrare positivo per un consumatore, ma è una visione miope !
La stessa azienda infatti per mantenere comunque un margine di utile di fronte ad un prezzo di vendita inferiore sarà costretta a ridurre i costi, tipicamente riducendo la forza lavoro.
Le persone licenziate non avendo più uno stipendio o, avendolo ridotto attraverso gli ammortizzatori sociali, riducono i consumi avviando un processo autodistruttivo per l’economia.